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Tuesday, July 23, 2002


Genova un anno dopo Genova

Ho sempre sospettato che gli eventi storici, spesso, siano decisi già prima che accadano. Così, probabilmente chi andava a Woodstock sapeva già in partenza che stava per partecipare ad un evento generazionale. Suppongo sia successo più o meno altrettanto alle Termopili. Sicuramente è successo un anno fa Genova. L’evento era stato preparato con mesi e mesi di battage pubblicitario. Parola d’ordine: tutti a Genova. L’importante era esserci. Qualsiasi ragione, a qualsiasi livello, poteva essere buona per partecipare alla contestazione degli otto capi di governo lì riuniti. E infatti c’era chi contestava loro alcuni specifici comportamenti politico-economici, accanto a chi contestava tutto il sistema economico che stava alla base di quei comportamenti. C’era chi contestava l’esistenza di questi summit, accanto a chi li contestava solo perchè erano fatti così o colà. C’era chi contestava questi governanti perchè erano questi e non altri, accanto a chi contestava l’esistenza stessa di governi e governanti.
Per tutte queste ragioni ero molto dubbioso sul significato della mia presenza a Genova. Mi sembrava tutto troppo facile, troppo generico.
Poi, negli ultimi giorni la voglia di esserci, di partecipare, prese il sopravvento. E così andai.
Leo era già là da una settimana. Molto più convinto di me, si era preso le ferie apposta. E postava sul suo blog gli aggiornamenti sulla situazione (il suo diario di Genova è ancora on-line)

_Mi aspettavo: che gli altri, quelli del summit ufficiale, quelli delle grandi testate giornalistiche, ci prendessero un po’ per il culo. Per il nostro velleitarismo, per il nostro massimalismo, per le nostre contraddizioni. E materiale per farlo ce ne sarebbe stato a iosa.

_Non mi aspettavo: i pestaggi, le cariche ingiustificate, la Diaz, Bolzaneto, Carlo Giuliani.
Non mi aspettavo, tornando a casa, di sentire dal capo del governo e dai suoi ministri che eravamo tutti dei criminali. Non mi aspettavo di leggerlo sui giornali. Non mi aspettavo di vederlo nei telegiornali. Non credevo che fosse possibile.

_Mi ricordo di Genova: l’inizio tranquillo, il mare, il sole, la moltitudine, la tensione che sale quando si vedono lacrimogeni in fondo al lungomare, verso piazzale Kennedy. Gli scontri di piazzale Kennedy, la paura e la rabbia nel vedere volare sassi, pietre, incendiare auto. I piadinari che incuranti di tutto continuano a vendere piadine. Il serpentone del corteo che svolta in un vialone lungo e stretto, senza vie di fuga. La tensione, ogni tanto si comincia a correre, la paura di essere travolto. L’arrivo in piazza, alla fine. Il comizio di Agnoletto, poi ancora tensione fino a quando si sale sui pullman

_ Mi ricordo dopo Genova: la rabbia. Tanta rabbia. Io incollato a internet a sentire su media dai nomi improbabili, Radio Gap, Radio Fujiko, la cronaca dell’assalto alla Diaz. Leo che non c’era per caso. Frieri che l’hanno pestato perchè era lungo la strada. Così, per allenarsi un po’ prima della mattanza. La fatica nel convincere mio padre che la mattanza non era un invenzione. Le proiezioni pubbliche dei filmati indypendenti per mostrare a tutti che la mattanza non era un invenzione. Poi le assemblee, per una settimana non si parla d’altro, il clima da reduci che regnava, guardare male la polizia se la incontravi per strada, il consiglio comunale, le manifestazioni. Tante. Le iniziative. Tante. Il Modena Social Forum o Forum Sociale di Modena, ancora non si sa, che doveva nascere.

Ieri non ero a Genova e mi dispiace. Non so se Genova abbia inciso in qualche modo sulla realtà che ci circonda, almeno nel senso in cui si proponeva il movimento. Credo però che abbia segnato profondamente molti dei presenti.



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