e-state

Thursday, July 11, 2002


Sono solo al quinto post e già faccio uno strappo alla regola che mi ero imposto: non parlare mai di princìpi astratti
E' una cosa che ho scritto qualche mese fa. Spero non capiti mai più.

Ma voi uccidereste Sharon?

“…alla stazion di Monza c’è un tram che ronza
hanno ammazzato il re con colpi tre…”
canzone popolare

“Ho ucciso un uomo per salvarne centomila” Charlotte Corday

Lo so che è una domanda assurda, ma provate a pensarvi su qualche altura delle colline di Galilea. Provate a pensarvi con un fucile di precisione in mano. Nel vostro mirino compare improvvisamente Ariel Sharon. Siete a distanza di tiro e nessuno vi ha ancora individuato. Cosa fate? Carlotta Corday non avrebbe dubbi. Altrettanto voi, se siete tra coloro che pensano che Sharon faccia quello che fa con piena legittimità, solo per difendere la sicurezza di un popolo minacciato. Disgraziatamente per me invece, io sono tra coloro che lo ritengono il capo di un potere criminale che viola quotidianamente i diritti umani delle persone residenti nell’area israelo-palestinese. Lo ritengo una persona (una delle tante tra i governanti di tutto il globo, a dire il vero) che non si fa scrupolo di uccidere innocenti se questo può giovare ai suoi scopi politici (esattamente come il suo omologo Arafat, per essere sinceri). Se siete Giuliano Ferrara o Sergio Romano, probabilmente state pensando che è ovvio che sia così, perché la politica è al di sopra dell’etica comune. Ancora una volta disgraziatamente, io penso esattamente il contrario. Anzi, ho il sospetto che questa concezione sia mostruosa tout-court.

*******
Nel Maggio del 1898 in Italia scoppiano dei moti popolari, particolarmente accesi a Milano, contro l’aumento dei generi di prima necessità deciso dal governo. La repressione, condotta sparando coi cannoni sui dimostranti, si conclude con 80 morti e oltre 400 feriti. Vengono poi sciolte le società operaie, sospesi diversi giornali e si scatena un ondata di arresti. Il 6 giugno il Re d’Italia concede al generale Bava Beccaris, che ha comandato le operazioni, la Croce di Grand’Ufficiale "per il grande servizio reso alle istituzioni e alla civiltà".

Scriverà il poeta:

“…….
Deh non rider sabauda marmaglia
se il fucile ha domato i ribelli
se i fratelli hanno ucciso i fratelli
sul tuo capo quel sangue cadrà
……. “

E infatti il 29 Luglio del 1900, in nome dei morti innocenti di Milano, un operaio emigrato, Gaetano Bresci, militante anarchico, spara tre colpi di pistola a Umberto I uccidendolo.

*******

Torniamo dunque a noi e alla nostra situazione immaginaria. Vi ricordo che avete sempre il fucile di precisione puntato e il dito sul grilletto. Dalla vostra decisione dipende il destino di migliaia, forse addirittura milioni di persone, e avete pochi attimi per prenderla. Se premete il grilletto, forse nessuno sarà in grado di portare avanti l’azione dell’attuale capo di governo israeliano, e voi avrete salvato un enorme numero di individui. Cosa sarebbe successo in Italia se uno degli attentati a Mussolini fosse andato a segno? Ci saremmo forse risparmiati una guerra.
Viceversa, però, si può anche sostenere che la morte di Sharon potrebbe avere un effetto “martirio” e, per reazione, portare al potere un leader ancora più estremista e sanguinario. Cosa è giusto fare? Cosa è meglio fare? Vendicare gli innocenti, come Bresci? Sparare per fermare il mostro? O non sparare per non peggiorare la situazione? O non sparare perché non è mai giusto, in nessun caso, uccidere una persona?
Naturalmente non ho la risposta. Cioè, forse non esiste nemmeno una risposta giusta in assoluto.
Va bè, ma così me la cavo con poco. In realtà di quella mia (vostra) decisione o non decisione un mucchio di gente ne pagherà le conseguenze. E allora, in concreto, io cosa farei?
E’ inutile che insistiate: non lo so. Posso dire in generale che ho sempre creduto che la vendetta serva a poco. E quindi, probabilmente, non sparerei per vendetta. Ma insomma, allora cosa farei? Certo, la mancanza di certezze sulle conseguenze della mia azione mi dà un ottimo alibi per non agire. Perché agire, se agendo si rischia addirittura di peggiorare la situazione? Nell’incertezza, forse è più logico non agire. Ma una non-azione non esiste, o meglio, anche a una non-azione corrisponde comunque un' azione.
In concreto mi piace pensare che in realtà ci sia una differenza antropologica tra noi e gli Sharon, tra noi e gli Scajola. Sono loro a dirigere gli eserciti. Sono loro a ordinare di sparare sui manifestanti se oltrepassano la zona rossa. Noi non ne saremmo capaci. Se ci regalassero questi poteri li rifiuteremmo per manifesta incapacità nell’uso. Io è questa la più grande differenza che so trovare tra noi e loro. Quella che traccia la linea di confine più netta. Tra questi incapaci, che mi sembrano tanti, facciamo però parte di un ulteriore sottoinsieme, quello di coloro che certe cose non riescono a rassegnarsi nemmeno a subirle
Quando qualcuno di noi, mosso da una rabbia infinita, decide di passare quella linea, probabilmente il caso di Bresci, di solito scopre che la vittima che cerca di fuggire dal suo ruolo trasformandosi in carnefice, in realtà ci sprofonda ulteriormente.
La risposta che mi viene più naturale è: io sono una persona per bene e non giro con fucili di precisione. Essere di qua o di là dalla linea non è una questione politica, è antropologica. O almeno così mi piace vederla.



Monday, July 08, 2002


Quella bomba

"Pietro, questa bomba o l'è stà i padroni, o l'è stà i prè, o i fasista"
Il nonno di Pietro Valpreda al nipote, 32 anni fa

"Ecco...ci comunicano che il responsabile della strage di Piazza Fontana è stato arrestato e ha un nome: si chiama Pietro Valpreda"
Bruno Vespa agli spettatori del Tg1, 32 anni fa

"Il ballo quando ce l'hai dentro ce l'hai dentro"
Pietro Valpreda, ballerino e militante anarchico e tante altre cose (1933 - 2002)



Home