E’ il 21 settembre 2002 e finisce oggi l’estate di Davide Pocobene. Chiude dunque questo piccolo blog aperto così, tanto per provare, buon ultimo dopo quelli degli amici leonardo e defarge. Posso dichiararmi soddisfatto dell’esperienza? No naturalmente. Troppo pochi i post, troppe le cose che mi hanno tenuto lontano dallo scrivere. Mai ho trovato il giusto ritmo, mai le misure ottimali e mai sono riuscito a far quadrare i tempi.
Non sono nemmeno totalmente insoddisfatto: qualcosina che mi piace sono riuscito a buttarla giù.
Questo in estrema sintesi il bilancio della mia esistenza virtuale sperimentale numero uno.
Credo che anche nella vita, prima di quella effettiva, avremmo tutti diritto a quella di prova.
Saluti
Mi dice
_“Ecco, vedi: il contratto prevede che noi facciamo al cliente 6 interventi l’anno di derattizzazione e 6 di deblattizzazione. Quelli derattizzanti li fai. Quelli deblattizzanti se il cliente non ti dice niente te li scordi.”
_”ah..ha..”
_” Molti non sanno neanche di averli”
_ “mh mh..”
_ “ E poi vedi…con alcuni clienti siamo molto indietro con gli interventi…non riusciremo a completare quelli previsti entro la fine dell’anno. Quindi quando vai da loro, bè..dovresti compilare due certificati anziché uno (il certificato è il documento che attesta l’avvenuto intervento NdA). Nel primo metti la data di oggi. Nel secondo – ma bada bene: solo se il cliente non è lì a guardarti – ci metti una data del mese scorso. Tanto chi vuoi che si ricordi alla fine dell’anno quante volte ci sei andato, e se sei venuto questo o quel mese?
_” già”
Insomma, lavoro solo da pochi giorni e sono già complice di una truffa sistematica. La cosa mi diverte, perché per l’ennesima volta ho la conferma che il lavoro è un grande bluff.
Non c’è bisogno di aver lavorato alla Enron o alla Union Carbide per capirlo.
Intendiamoci: fabbriche e uffici sono pieni di gente che dà l’anima nel proprio mestiere. Gente bravissima. Gente tutta d’un pezzo che parla di princìpi, etica, sacrificio. E magari ci crede anche.
I miei attuali datori di lavoro sono sicuramente tra questi.
Ma provate ad andare un pelo - basta poco poco - sotto la superficie delle loro sacre virtù produttivistiche. Provate a grattare appena appena sotto la patina delle professionalità sbandierate.
Scoprirete che è tutto vero fino a che non si verifica qualcosa che può mettere a repentaglio l’esistenza del sistema in cui abitano. Intendendo come tale anche un microsistema, per esempio azienda o persino un singolo posto di lavoro.
Al primo serio inghippo, al primo incoveniente che può compromettere realmente le cose, vedrete questi signori gettare alle ortiche i libri sacri e la virtù. Li vedrete sguainare i coltelli per sgozzare pargoli e vecchiette. Li vedrete truffare, rubare, spergiurare, implorare, rinnegare, adulterare, sofisticare, manomettere, sabotare, inveire, bestemmiare, tradire, adulare, ripudiare, aggredire, sterminare se necessario.
Al tribunale diranno che l’hanno fatto per il bene del PIL e dello sviluppo. E verranno assolti. Mica sono degli zingari qualsiasi.
Ci siamo: è arrivato settembre e non sono più disoccupato. Ho trovato un impiego come derattizzatore presso una multinazionale. Tramite un agenzia interinale. Seguiranno aggiornamenti dal fantasmagorico mondo del lavoro.
A presto
L’altro giorno ho mandato ad un amico che adesso si trova in vacanza, il seguente Sms:
_ Ti è andata bene:la vacanza in Puglia è un alibi perfetto per la bomba all’Istituto Zootecnico Scherzavo!
Il mio amico non è un terrorista. Non ha messo lui la bomba. Neanch’io l’ho messa.
Se dovessero essere applicati con noi gli stessi criteri che sono stati usati con i quattro marocchini e l’insegnante in pensione arrestati in San Petronio, qualche settimana di galera in attesa di accertamenti non ce la toglie nessuno.
Con noi infatti non c’è il problema della traduzione. Quello che ho scritto è chiaro e inequivocabile.
Lo strano destino delle coglionate: chi le dice lo fa gratis, per ascoltarle si può anche essere lautamente retribuiti.
Ieri notte ho fatto il dj alla Festa dell’xxxxx di Villa Sorra con Lara (la mitica Lara, quella di Antenna 1) e Robby. Un pezzo a testa, una sfida passionale. Un versus, però una cosa a tre. Solo che abbiamo bevuto troppo, ma veramente troppo. E così le ultime due ore siamo degenerati. Lara si è accasciata sul palco con la testa sulla sedia. Robby non capiva più. Poi è sparito. Così è toccato a me, l’ultimo a cui era rimasta la facoltà di articolare i movimenti, chiudere la serata. Con De Andrè e bossanova.
Oggi intanto è l’ultimo giorno d’estate, non per il calendario. Tutto ciò che l’estate rappresenta a livello immaginifico termina oggi. Con la più biblica delle situazioni fantascientifiche che la nostra società sa produrre: Il controesodo delle lamiere semoventi.
Ma se questo è l'agosto più piovoso dal milleottocentoerotti, significa che abbiamo il governo più ladro tra quelli che si sono succeduti da allora in poi?
Terza estate consecutiva da disoccupato. Sto finendo i soldi, tutto sta cadendo a pezzi, a partire dalla mia bici, ma per ora è così. Mal che vada andrò in prestito da mia madre.
Cioè non è che sono sempre disoccupato, ma per varie circostanze mi trovo sempre disoccupato d’estate.
Che effettivamente è la stagione migliore per esserlo. La mitezza del clima viene in aiuto. Si può far tardi la sera, si può dormire dove capita, anche in un parco volendo (non mi è ancora capitato). A volte si fanno incontri curiosi, persino interessanti.
Essere disoccupati è un privilegio che si paga carissimo. Riacquisti, tra virgolette, la titolarità del tuo tempo, però sei un rifiuto della società costituita.
D’altronde è anche vero che adesso siamo in agosto inoltrato: il periodo fantasma dell’anno, quello del quale è difficile che qualcuno venga a chiederti conto. Quindi per ora sono un rifiuto che si nota poco.
Essere disoccupati è antimodenese. E infatti io che vivo a Modena da una vita, che tutto sommato la odio amabilmente e talvolta la amo odiosamente, credo che quasi tutta la mia esperienza sia testimonianza di antimodenesità. A partire da quando scelsi di studiare chimica in un territorio tutto votato alla meccanica. A seguire da quando iniziai a frequentare gli anarchici, in una terra nella quale l’unica cosa più amata dell’ordine sono le istituzioni, fatte oggetto di un morboso fondamentalismo comunist-asburgico-feticista. Ma ci sono anche tante altre cose che confermano questa mia indole.
L’apice fu quando restai disoccupato per la prima volta e mi chiesero cosa avessi intenzione di fare. Risposi: “Penso di godermi un po’ il sussidio di disoccupazione”. Se avessi risposto: “Sto considerando di ammazzarmi” sarei stato molto più apprezzato.
Da Il Nuovo.it:
Einstein aveva torto, la luce può rallentare Lo sostiene un gruppo di scienziati australiani che hanno pubblicato uno studio sulla rivista americana Science.
SYDNEY - La luce ha perso velocità. Lo sostiene un gruppo di scienziati australiani della Macquarie University di Sydney. La scoperta, se confermata, sfiderebbe la teoria della relatività di Einstein, secondo la quale la velocità della luce (circa 300mila chilometri al secondo) è la massima raggiungibile nell’universo ed è una costante. I risultati dell’esperimento, pubblicati sul numero della prossima settimana della rivista americana Science, sembrano dimostrare che la luce ha perso velocità nei miliardi di anni in cui l’universo è andato espandendosi.
Se la velocità della luce si riduce vuol dire che un giorno, fra qualche migliaio di miliardi di anni, si fermerà e poi cosa accadrà? Non che il probelma mi preoccupi, era solo una curiosità. Giovedi 08 Agosto 2002 - 19:34 alex
La libertà di parola (tutto quello che spesso avrei voluto dire ma mi è sempre mancato il coraggio)
Se dovessimo dire sempre la verità su quello che pensiamo degli altri, probabilmente l’umanità sarebbe deflagrata da tempo. Da ben prima dell’era atomica. Ho sempre maledetto l’ipocrisia, e invece mi trovo in talune situazioni a benedirla perché necessaria più del pane.
Ad esempio quando ci stai provando con una che secondo te è veramente stupida.
Per completare la dissertazione occorrerebbe aggiungere che ho spesso notato persone giudicate stupide nel corso di una conversazione, avere atteggiamenti molto più avveduti dei miei in parecchie situazioni della vita. E concludere che lo stupido deve essere un ruolo veramente facile, se riusciamo tutti così bene nell’ interpretarlo. Ma qui il discorso si farebbe troppo serio e articolato.
Lasciatemi invece esprimere in modo virtuale il dialogo che avrei sempre voluto avere (e che le mie labbra non hanno mai osato pronunciare) con alcune delle donne cui ho attentato alla virtù
_ “Ma cosa ne pensi di me?”
_ “Mah, che dire… fai discorsi sconclusionati che non hanno né capo né coda.. dici cose senza costrutto, non hai un argomento degno di questo nome… credo che tu sia veramente stupida…
_ “Ah, questo pensi di me?”
_ Beh, sì, ma vorrei aggiungere una cosa: sei anche priva del benchè minimo senso dell’umorismo. Probabilmente non per colpa tua, ma perché da quando avevi quindici anni sono sempre stati gli altri che si sono sbattuti per cercare di strapparti quelle penose risatine che rilasci di tanto in tanto. E tutto questo per un solo motivo..
_”Sì eh? E quale di grazia?”
_ “ Beh, perchè sei carina, che per noi uomini è importante. E il desiderio di addentare i capezzoli che ti porti sotto i margini della scollatura, o l’immagine del nostro glande avvolto dalle tue morbide labbra idrovore e massaggiato dalle tue papille gustative linguali, così come il desiderio di far ascendere e discendere dita e pene per il tuo umido pertugio vaginale, sentendo al contempo i tuoi vivaci gemiti, ci ha sempre indotto a passare sopra ogni difettuccio e a fare ogni sforzo per farti divertire.
_ “Sei un mostro! ..sei… uno schifoso.. ecco..
Uno Schifoso!”
_”Sì sì, è vero. Ho rovinato tutto… Ma mi aggiudico alla grande il premio sincerità. Non credi che il mio coraggio vada premiato?”
_ “Ma per piacere! Mi fai schifo mi fai! Non credo che abbiamo più niente da dirci. Ti odio. E poi…e poi… potresti cominciare a farmi tutte quelle cose che dicevi poc’anzi, per favore?”
Spettabile Corte di Cassazione,
sono un cittadino italiano e vorrei segnalare un fatto increscioso che ritengo lesivo dei miei diritti. Almeno nel corso degli ultimi 8 (otto) anni infatti, ogni volta che si è trattato di esprimersi, la maggioranza del popolo italiano lo ha fatto producendosi sistematicamente in valutazioni, azioni, comportamenti collettivi, enormemente differenti, molto spesso opposti, a quelli che io avrei posto in essere.
Non potendosi trattare di un caso, posto che il numero di singoli eventi presi in considerazione assume ormai la valenza di campione statisticamente significativo, ho il legittimo sospetto che la maggioranza degli italiani mi sia avversa pregiudizialmente. Chiedo quindi di essere deferito ad altra maggioranza.
Con i miei più rispettosi ossequi
Ho sempre sospettato che gli eventi storici, spesso, siano decisi già prima che accadano. Così, probabilmente chi andava a Woodstock sapeva già in partenza che stava per partecipare ad un evento generazionale. Suppongo sia successo più o meno altrettanto alle Termopili. Sicuramente è successo un anno fa Genova. L’evento era stato preparato con mesi e mesi di battage pubblicitario. Parola d’ordine: tutti a Genova. L’importante era esserci. Qualsiasi ragione, a qualsiasi livello, poteva essere buona per partecipare alla contestazione degli otto capi di governo lì riuniti. E infatti c’era chi contestava loro alcuni specifici comportamenti politico-economici, accanto a chi contestava tutto il sistema economico che stava alla base di quei comportamenti. C’era chi contestava l’esistenza di questi summit, accanto a chi li contestava solo perchè erano fatti così o colà. C’era chi contestava questi governanti perchè erano questi e non altri, accanto a chi contestava l’esistenza stessa di governi e governanti.
Per tutte queste ragioni ero molto dubbioso sul significato della mia presenza a Genova. Mi sembrava tutto troppo facile, troppo generico.
Poi, negli ultimi giorni la voglia di esserci, di partecipare, prese il sopravvento. E così andai.
Leo era già là da una settimana. Molto più convinto di me, si era preso le ferie apposta. E postava sul suo blog gli aggiornamenti sulla situazione (il suo diario di Genova è ancora on-line)
_Mi aspettavo: che gli altri, quelli del summit ufficiale, quelli delle grandi testate giornalistiche, ci prendessero un po’ per il culo. Per il nostro velleitarismo, per il nostro massimalismo, per le nostre contraddizioni. E materiale per farlo ce ne sarebbe stato a iosa.
_Non mi aspettavo: i pestaggi, le cariche ingiustificate, la Diaz, Bolzaneto, Carlo Giuliani.
Non mi aspettavo, tornando a casa, di sentire dal capo del governo e dai suoi ministri che eravamo tutti dei criminali. Non mi aspettavo di leggerlo sui giornali. Non mi aspettavo di vederlo nei telegiornali. Non credevo che fosse possibile.
_Mi ricordo di Genova: l’inizio tranquillo, il mare, il sole, la moltitudine, la tensione che sale quando si vedono lacrimogeni in fondo al lungomare, verso piazzale Kennedy. Gli scontri di piazzale Kennedy, la paura e la rabbia nel vedere volare sassi, pietre, incendiare auto. I piadinari che incuranti di tutto continuano a vendere piadine. Il serpentone del corteo che svolta in un vialone lungo e stretto, senza vie di fuga. La tensione, ogni tanto si comincia a correre, la paura di essere travolto. L’arrivo in piazza, alla fine. Il comizio di Agnoletto, poi ancora tensione fino a quando si sale sui pullman
_ Mi ricordo dopo Genova: la rabbia. Tanta rabbia. Io incollato a internet a sentire su media dai nomi improbabili, Radio Gap, Radio Fujiko, la cronaca dell’assalto alla Diaz. Leo che non c’era per caso. Frieri che l’hanno pestato perchè era lungo la strada. Così, per allenarsi un po’ prima della mattanza. La fatica nel convincere mio padre che la mattanza non era un invenzione. Le proiezioni pubbliche dei filmati indypendenti per mostrare a tutti che la mattanza non era un invenzione. Poi le assemblee, per una settimana non si parla d’altro, il clima da reduci che regnava, guardare male la polizia se la incontravi per strada, il consiglio comunale, le manifestazioni. Tante. Le iniziative. Tante. Il Modena Social Forum o Forum Sociale di Modena, ancora non si sa, che doveva nascere.
Ieri non ero a Genova e mi dispiace. Non so se Genova abbia inciso in qualche modo sulla realtà che ci circonda, almeno nel senso in cui si proponeva il movimento. Credo però che abbia segnato profondamente molti dei presenti.
Sono solo al quinto post e già faccio uno strappo alla regola che mi ero imposto: non parlare mai di princìpi astratti
E' una cosa che ho scritto qualche mese fa. Spero non capiti mai più.
Ma voi uccidereste Sharon?
“…alla stazion di Monza c’è un tram che ronza
hanno ammazzato il re con colpi tre…” canzone popolare
“Ho ucciso un uomo per salvarne centomila” Charlotte Corday
Lo so che è una domanda assurda, ma provate a pensarvi su qualche altura delle colline di Galilea. Provate a pensarvi con un fucile di precisione in mano. Nel vostro mirino compare improvvisamente Ariel Sharon. Siete a distanza di tiro e nessuno vi ha ancora individuato. Cosa fate? Carlotta Corday non avrebbe dubbi. Altrettanto voi, se siete tra coloro che pensano che Sharon faccia quello che fa con piena legittimità, solo per difendere la sicurezza di un popolo minacciato. Disgraziatamente per me invece, io sono tra coloro che lo ritengono il capo di un potere criminale che viola quotidianamente i diritti umani delle persone residenti nell’area israelo-palestinese. Lo ritengo una persona (una delle tante tra i governanti di tutto il globo, a dire il vero) che non si fa scrupolo di uccidere innocenti se questo può giovare ai suoi scopi politici (esattamente come il suo omologo Arafat, per essere sinceri). Se siete Giuliano Ferrara o Sergio Romano, probabilmente state pensando che è ovvio che sia così, perché la politica è al di sopra dell’etica comune. Ancora una volta disgraziatamente, io penso esattamente il contrario. Anzi, ho il sospetto che questa concezione sia mostruosa tout-court.
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Nel Maggio del 1898 in Italia scoppiano dei moti popolari, particolarmente accesi a Milano, contro l’aumento dei generi di prima necessità deciso dal governo. La repressione, condotta sparando coi cannoni sui dimostranti, si conclude con 80 morti e oltre 400 feriti. Vengono poi sciolte le società operaie, sospesi diversi giornali e si scatena un ondata di arresti. Il 6 giugno il Re d’Italia concede al generale Bava Beccaris, che ha comandato le operazioni, la Croce di Grand’Ufficiale "per il grande servizio reso alle istituzioni e alla civiltà".
Scriverà il poeta:
“…….
Deh non rider sabauda marmaglia
se il fucile ha domato i ribelli
se i fratelli hanno ucciso i fratelli
sul tuo capo quel sangue cadrà
……. “
E infatti il 29 Luglio del 1900, in nome dei morti innocenti di Milano, un operaio emigrato, Gaetano Bresci, militante anarchico, spara tre colpi di pistola a Umberto I uccidendolo.
*******
Torniamo dunque a noi e alla nostra situazione immaginaria. Vi ricordo che avete sempre il fucile di precisione puntato e il dito sul grilletto. Dalla vostra decisione dipende il destino di migliaia, forse addirittura milioni di persone, e avete pochi attimi per prenderla. Se premete il grilletto, forse nessuno sarà in grado di portare avanti l’azione dell’attuale capo di governo israeliano, e voi avrete salvato un enorme numero di individui. Cosa sarebbe successo in Italia se uno degli attentati a Mussolini fosse andato a segno? Ci saremmo forse risparmiati una guerra.
Viceversa, però, si può anche sostenere che la morte di Sharon potrebbe avere un effetto “martirio” e, per reazione, portare al potere un leader ancora più estremista e sanguinario. Cosa è giusto fare? Cosa è meglio fare? Vendicare gli innocenti, come Bresci? Sparare per fermare il mostro? O non sparare per non peggiorare la situazione? O non sparare perché non è mai giusto, in nessun caso, uccidere una persona?
Naturalmente non ho la risposta. Cioè, forse non esiste nemmeno una risposta giusta in assoluto.
Va bè, ma così me la cavo con poco. In realtà di quella mia (vostra) decisione o non decisione un mucchio di gente ne pagherà le conseguenze. E allora, in concreto, io cosa farei?
E’ inutile che insistiate: non lo so. Posso dire in generale che ho sempre creduto che la vendetta serva a poco. E quindi, probabilmente, non sparerei per vendetta. Ma insomma, allora cosa farei? Certo, la mancanza di certezze sulle conseguenze della mia azione mi dà un ottimo alibi per non agire. Perché agire, se agendo si rischia addirittura di peggiorare la situazione? Nell’incertezza, forse è più logico non agire. Ma una non-azione non esiste, o meglio, anche a una non-azione corrisponde comunque un' azione.
In concreto mi piace pensare che in realtà ci sia una differenza antropologica tra noi e gli Sharon, tra noi e gli Scajola. Sono loro a dirigere gli eserciti. Sono loro a ordinare di sparare sui manifestanti se oltrepassano la zona rossa. Noi non ne saremmo capaci. Se ci regalassero questi poteri li rifiuteremmo per manifesta incapacità nell’uso. Io è questa la più grande differenza che so trovare tra noi e loro. Quella che traccia la linea di confine più netta. Tra questi incapaci, che mi sembrano tanti, facciamo però parte di un ulteriore sottoinsieme, quello di coloro che certe cose non riescono a rassegnarsi nemmeno a subirle
Quando qualcuno di noi, mosso da una rabbia infinita, decide di passare quella linea, probabilmente il caso di Bresci, di solito scopre che la vittima che cerca di fuggire dal suo ruolo trasformandosi in carnefice, in realtà ci sprofonda ulteriormente.
La risposta che mi viene più naturale è: io sono una persona per bene e non giro con fucili di precisione. Essere di qua o di là dalla linea non è una questione politica, è antropologica. O almeno così mi piace vederla.
"Pietro, questa bomba o l'è stà i padroni, o l'è stà i prè, o i fasista" Il nonno di Pietro Valpreda al nipote, 32 anni fa
"Ecco...ci comunicano che il responsabile della strage di Piazza Fontana è stato arrestato e ha un nome: si chiama Pietro Valpreda" Bruno Vespa agli spettatori del Tg1, 32 anni fa
"Il ballo quando ce l'hai dentro ce l'hai dentro" Pietro Valpreda, ballerino e militante anarchico e tante altre cose (1933 - 2002)
Come spesso accade ho imparato che era ancora in vita leggendo la notizia del suo decesso. Poi ho imparato che era la zia di George Clooney e che aveva cantato diversi successi. Ma per me resterà sempre legata ad una bellissima versione di Mambo Italiano capace di restituire la gioia di ballare anche alle serate più fiacche.
Il Brasile è campione del mondo Lo è diventato alcune ore fa (ma è già ieri) battendo la Germania per 2-0.
Il portiere tedesco Kahn, considerato il migliore del mondo, fa una gatta clamorosa che costa il primo gol (e il titolo) alla sua nazionale. Il portiere brasiliano Marcos, che nessuno conosce, fa i miracoli sui tiri di Neuville e soci e regala ai carioca la coppa del mondo e a Ronaldo il pallone d'oro.
L'uomo esiste perchè prima Dio non aveva nessuno di cui ridere.